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In questa mostra, dedicata a uno dei protagonisti del Novecento italiano Fausto Pirandello (1899-1975), si è voluto approfondire un aspetto cruciale, nella sua peculiarità sino ad oggi trascurato dagli studi, della sua produzione: la mostra sarà infatti incentrata sul grande episodio della sua pittura che tratta il genere antico della natura morta. Genere che Pirandello sa profondamente innovare, già a partire dal tempo trascorso a Parigi, sul finire degli anni Venti, ove - vicino ma non mai stretto sodale del gruppo degli "italiens de Paris" - egli ripercorre piuttosto le lezioni già 'classiche' di Picasso, Derain e Braque. Seguirà quindi la straordinaria stagione romana degli anni Trenta, quando la sua figura cresce sino ad attingere quella piena maturità che ne farà uno dei maggiori e devianti interpreti del 'realismo' europeo. Nel dopoguerra infine Pirandello avvicinerà il neo-cubismo prima e l'astratto-concreto di Lionello Venturi poi, ma sempre da uno spalto di personalissima, solitaria, fin scontrosa autonomia di linguaggio.